Era una tiepida giornata di Febbraio, una di quelle giornate dove non senti ne caldo ne freddo, ma devi stare attento ai colpetti di venti gelido che ogni tanto arrivano.

Come ogni 27 del mese stavo andando dal barbiere, per sistemarmi I capelli, superata la statua del Nettuno, entro nel salone tutto, e come al solito in sottofondo sento della musica classica, una sonata di pianoforte di chissà chi.

Il barbiere molto cordialmente mi sorride e mi fa accomandare, subito dopo riprendere a fare la barba ad un signore robusto, non molto anziano.

Mentre stavo sfogliando una rivista, mi accorgo che le caviglie del signore sulla poltrona del barbiere presentano dei piccoli taglietti in diverse zone e senza seguire linee omogenee.

Subito penso che il signore sia un contadino, e che tutti quei taglietti derivino dal suo lavoro nei campi.

Poi la mia attenzione viene presa dalla discussione tra il barbiere e questo signore:

Barbiere < ma lei ha figli? >

Contadino < sì ho due figlie, e purtroppo un figlio maschio….. >

Barbiere < perché dice purtroppo un figlio maschio? >

Io pensavo che certamente questo figlio deve aver dato chissà quale dispiacere al padre per dire una frase del genere, e si sa sopratutto le persone di una certa età si lamentano della gioventù di oggi, e invece le parole del contadino, hanno lasciato senza parole sia me che il barbiere che lo stava interrogando, davanti a quel < perché dice purtroppo un figlio maschio?>

Il contadino rispose con una dolcezza e una malinconia negli occhi che non saprei descrivere, e disse al barbiere, in dialetto che era la lingua in cui sapeva meglio esprimersi:

< picchì I masculi restunu suli I fimmini inveci no….. >

Quindi questo povero papà era solo molto amareggiato per questo figlio maschio che purtroppo gli era rimasto solo, e allora come tutti I genitori provava una forte pena amorosa, per questo figlio che si trovava solo, anzi si era convinto che questo rimanere soli, fosse un problema di tutto il genere maschile, e vedeva le donne molto più avvantaggiate in questo perché secondo lui, loro da sole non restano.

Poi il contadino detto questo finì il suo taglio di barba, ringraziò il barbiere e uscì.

Quando su il mio turno, pensavo alle parole del contadino, e In un primo momento in effetti gli ho dato ragione, perché se pensi ad una persona sola, nell’immaginario collettivo, tendenzialmente si pensa di più ad un uomo solo che non ad una donna.

Ad esempio a me venivano in mente tutti quei vecchietti che persa la moglie restano soli per tanti anni, oppure tutti quei ragazzi timidi che non riuscivano ad approcciare con una ragazza per I più svariati motivi.

E allora pensavo che il contadino aveva ragione a dire < purtroppo ho un figlio maschio > ma non perché disprezzasse questo figlio, anzi! Magari lo amava anche di più ma vederlo solo gli spezzava il cuore.

Con gli anni però ripensando a questo episodio, non sono più d’accordo con la tesi del contadino secondo la quale, < I masculi purtroppo restuni suli > per come la vedo io oggi, è assolutamente necessario che un ragazzo o un uomo restino soli per un periodo di tempo.

E ci sono tutta una serie di motivi che mi hanno portato a pensare questo.

Innanzitutto ritengo che sia un bene per un ragazzino non passare immediatamente dalle cure della madre, all’amore della fidanzata, perché com’è stato dipendente dalle cure della madre, così lo sarà dall’affetto della fidanzata.

Ma l’amore, quello maturo non deve essere mai frutto di dipendenza, ma sempre frutto di una scelta libera.

Ora un ragazzino appena sedicenne, se viene subito coinvolto in una relazione seria, non ha certo gli strumenti e I modi per conoscere se stesso.

Inevitabilmente sarà tutto proiettato verso questa nuova relazione, e diventerà totalmente dipendente da questa fantomatica fidanzata, che a quel punto diventa una seconda mamma, dunque il ragazzino riuscirà a ragionare, ma solo con la testa della fidanzata.

E questo non va bene, perché deve imparare sin da subito a bastare a se stesso, ovvero deve essere in grado di costruirsi un futuro ed essere per quanto gli sia possibile indipendente.

Quindi io ritengo che per evitare situazioni quasi patologiche, dove un ragazzo non cresce mai interiormente di far passare un ragionevole passo di tempo sopratutto nel periodo dell’adolescenza, dove lui possa avere modo di costruire la sua persona.

Dico questo non perché sia contrario all’amore tra due ragazzi giovani, anzi l’amore è la cosa più bella che possa venire a trovarci, però penso che diventare una cosa sola col tuo partner sia un errore.

Perché nel momento in cui questa persona con cui condividi tutto, e che hai reso praticamente fonte ed essenza della tua personalità, dovesse andare via da te per qualche motivo, ti rimarrebbe solo un profondo vuoto dentro.

E allora andresti alla ricerca di qualcun altro da cui dipendere, insomma è come se diventassi schiavo, schiavo di qualcuno che ti dica come pensare e come agire.

Però pensavi uno schiavo può essere mai davvero felice?

Si può illudere senza dubbio di esserlo, perché sicuramente uno schiavo fa sempre le stesse cose e non è soggetto a grandi sconvolgimenti, cosa che invece non è ad esempio un generale che deve pianificare sempre tutto, e lo fa fondamentalmente in maniera autonoma.

Dunque è meglio essere schiavi o generali? Vuoi essere una persona che ama perché è dipendente, oppure ti vuoi creare una personalità forte e autonoma che ti permetta una domani di SCEGLIERE chi amare?

Nel momento in cui riusciamo ad avere l’animo da generale, possiamo impostare delle storie non basate sulla dipendenza ma dalla scelta libera, io scelgo di amare te oh donna non perché solo non sarei nulla, ma tu mi arricchisci, come io arricchisco te.

Ecco a quale conclusione sono arrivato dopo un po di anni, e vorrei dire a questo caro contadino:

< Carissimo amico mio, io non do quanti anni abbia tua figlio, ne I motivi della sua solitudine, ma sono certo che se ha sviluppato l’animo da generale tu non devi temere, la sua solitudine è l’essenza dello spirito che lo porterà ad avere solo amori grandi…… >

 

Scritto da D.M