Un indovino mi disse……

Questo è il titolo di un libro di Tiziano Terzani, in cui appunto parlo con questo indovino indiano che gli svela le verità più alte, verità che lui, preso dal suo lavoro e dalla sua vita, non aveva mai avuto tempo di vedere.

Perché queste verità non erano poi lontano da lui, ma non aveva occhi per vederle e sopratutto orecchie per sentirle, finché appunto < un indovino gli disse > ed è come se il tempo si fosse fermato.

Immaginatevi la scena, tiziano Terzani, cronista di guerra con la sua macchina fotografica che gira il mondo annaspando davanti ad una nuova notizia, un nuovo colpo di stato che stava per sconvolgere il globo terrestre come lo conosciamo oggi.

Certamente a Tiziano non mancavano gli strumenti o l’apertura mentale per riconoscere la verità visto che lui era un giornalista, come dicevo ha conosciuto il mondo e culture diverse.

Eppure ancora sugli occhi aveva un velo, e riusciva a vedere solo fino a un certo punto.

Invece un indovino, fermo, immobile, aveva colto e metabolizzato, verità profonde che il nostro Tiziano non aveva coltivato nonostante tutti I suoi viaggi.

Ci vuole qualcuno che ogni tanto ci dica < fermati, siedi e rifletti, hai visto quanto è bello il cielo oggi? > il pretesto di iniziare una conversazione iniziando dal cielo, ci fa staccare metaforicamente e non solo dai nostri impegni… qual è stata l’ultima volta che ci siamo fermati a guardare il cielo? Anche quando camminiamo per strada cosa guardiamo? Forse le vetrine dei negozi, o nella maggior parte dei casi guardiamo il marciapiede, dimenticandoci quello che sta sopra le nostre teste.

Tra l’altro guardare il cielo, secondo gli scienziati, ha un forte impatto emotivo su di noi, pare sia un fortissimo antidepressivo, eppure, anche se non costa nulla spesso non lo facciamo.

Fatta questa premessa, dove vi ho descritto quanto sia bello, e anche fondamentale incontrare un indovino che ci dica < fermati e rifletti> vorrei condividere con voi il MIO incontro con il MIO indovino.

Come sicuramente vi sarà capitato nelle vostre storie amorose, quando finiscono non potete farne a meno di parlarne per giorni, anche se la cosa è conclusa, e non è più possibile ripararla per i più disparati motivi.

Quindi ero lì con il continuo desiderio di tirare fuori il mio dolore per questa relazione finita male, ogni giorno gli davo una sfumatura diversa, ma in fondo la situazione non cambiava, per quanto dessi colore e forma al mio dolore, quello che l’aveva generato non cambiava.

Questo tipo di atteggiamento non faceva altro che cronicizzare il dolore, facendolo durare più a lungo come se davanti se una ferita, dove timidamente si stava per creare un lieve stato di crosticina, noi andassimo a grattarci sopra facendo uscire nuovamente sangue.

Certamente il dolore va vissuto, va attraversato perché fa parte della vita di tutti I giorni, ma tutto il segreto sta nell’accettare il dolore non combatterlo, e smettere di parlarne continuamente, troveremo poi la forza dentro di noi di reagire.

Anche perché noi viviamo di momenti, la persona che eravamo quando siamo stati feriti già non lo siamo più, nel nostro corpo ogni giorno muoiono e si rigerano circa 200.000 cellule, dunque c’è un rinnovamento perenne.

Io non sono più lo stesso di 5 minuti fa quando ho cominciato a scrivere questo pezzo, ma purtroppo, sopratutto quando si soffre, è facile pensare che tutto resti immobile, che la sofferenza e la solitudine siano eterni, come scrisse Alexander Dumas < gli anni del soffrire valgono doppio > la cosa fondamentale è prendere coscienza che tutto è passeggero, anche il dolore, così come la gioia vanno e vengono per un solo motivo, quello di renderci vivi.

Tutte queste cose me le fece capire il mio indovino, quando davanti al mio ennesimo sfogo mi disse:

< compare se tu mangi un pacco di Oreo e li finisci cosa fai?>

< cosa vuoi che faccia? Niente…. > non capivo cosa mi volesse dire.

< Quindi finisci gli Oreo, poi prendi la carta e la butti via giusto? >

< Beh sì, della carta non me ne faccio niente, la butto certo….. >

< E allora perché non tratti le esperienze passate come la carta degli Oreo? Tu incosapevolmente, non stai gettando la carta degli Oreo, stai tenendo la carta tra le tue mani, e piangi dicendo “ ma quanto erano buoni i miei Oreo! Come mi mancano! “ ecco è questo che stai facendo, ma comprendi che così facendo gli Oreo non torneranno? Quello che puoi fare è senz’altro sapere che gli Oreo hanno fatto bene al tuo stomaco, così come le persone che hai incontrato sono state preziose per il tuo spirito, ma ricorda che niente va via senza averci insegnato quello di cui avevamo bisogno, tutto arriva e tutto se ne va per una ragione >

Questo dialogo tra me e l’indovino restò nella mia mente per anni, infatti adesso ho deciso di scriverlo, per condividere la saggezza di questo indovino con chiunque abbia bisogno di un risveglio, di chiunque abbia bisogno di gettare la carta degli Oreo, piuttosto che piangerci su.

Molto spesso quello che cerchiamo nel confronto con gli altri, non è un semplice sfogo, ma la ricerca di una soluzione, ma gli altri possono aiutarci molto poco in questo, la soluzione è già dentro di noi.

Senz’altro gli altri possono darci un aiuto magnifico, farci vedere le cose da un’altra prospettiva, prestarci i loro occhi per riuscire a vedere cosa stiamo facendo davvero.

Io mi stavo lamentando a vuoto, davanti ad una carta di Oreo vuota, piuttosto che mettere insieme I pezzi, e magari che ne so, provare un’altra marca di biscotti, star lì a piangere un involucro vuoto non poteva portare da nessuna parte.

Il dolore ha senso solo se lo trasformi, se cogli la funzione propeteudica di quest’ultimo.

Per concludere, questo indovino esiste realmente, questo dialogo tra me e lui c’è stato realmente molti anni fa a Messina, la città da dove vengo, il suo nome è Luigi ed è uno degli amici più cari che ho la fortuna di avere, e colgo l’occasione di questo pezzo, per ringraziarlo di avermi prestato i suoi occhi e avermi fatto vedere cosa stavo realmente facendo, e di cosa realmente sopratutto io non stessi facendo.

Affidatevi sempre agli indovini, sopratutto se sono speciali come il mio!

Scritto da Damiano M. ma grazie alla saggezza di Luigi F.!