Che cosa si intende oggi per famiglia? Abbiamo così tante definizioni possibili che non si può per certo farne eccellere una.
La famiglia non deve avere per forza legami di sangue, anche una sola persona può diventare il fulcro della tua esistenza in così poco tempo da farti dimenticare quel valore tradizionalmente affibbiato alla parola famiglia.

Sono queste le parole che tanto vorremmo fossero consuetudine. Purtroppo basti solo pensare che quando c’è un omicidio in ambiente familiare, si pensi subito al compagno, questo fa pensare quale significato abbia assunto la parola famiglia, che per me rimane ancora sinonimo di sicurezza.

Famiglia deriva dal latino familia, derivato di famŭlus, “servitore”. Come si può arrivare a famiglia da servitore? Perché siamo a servizio dell’altro in una famiglia.
Mi piace pensare che ogni famiglia ci sarà sempre, e non solo nelle grandi difficoltà, ma nelle banalità, perché come ho letto in un libro “la felicità è fatta di stupidaggini”.

Chiamare per sapere se c’è bisogno di prendere il pane, litigare per l’ultima braciola o perché qualcuno ha barato a burraco.

Sono queste le cose che si ricorderanno, e non quella sfuriata fatta per chissà quale errore.

Ci pentiamo sempre poi, di non averci prestato attenzione a quelle piccole cose, di non aver lasciato un ricordo, perché vogliamo essere filosofici e “vivere il momento”.

Ma non mi piace vivere così.

E’ per questo che amo la fotografia e la videografia, perché in qualsiasi momento potrò guardare la mia famiglia, con magari qualche lacrima che scende senza permesso.

La mia famiglia è mia mamma, mio papà e mio fratello, può sembrare scontato, ma non lo è.

Ogni giorno capisco quanto sia fortunata, con divorzi in aumento, lutti e difficoltà economiche.

Con loro mi sento accettata, felice, sono a casa.

A volte, si è anche gelosi della propria famiglia, ed io lo sono stata di un componente in particolare, mio fratello.

Ha trovato anche lui una sua altra famiglia, la sua fidanzata.

Era strano le prime volte avere una persona mai vista con noi a tavola, era strano vederlo innamorato perché lui è il mio fratello lampato, e con me non voleva mai giocare.

Però ero e sono soddisfatta di vederlo così felice.

Ma come si può trovare una nuova famiglia, la si può anche perdere. Nel 2018, ho perso mio nonno, mio zio e mia nonna.
Prima del 2018, avevo chiaro il mio futuro: un illustre università, una grande carriera, e dopo tanti anni una famiglia, forse.

Poi è arrivato il 2018. Avere tre lutti in famiglia, accompagnati da altri lutti di persone care, in un solo anno non è stato per niente facile. Non nego che il più difficile per me è stato quello di mia nonna.

Da più di anno abitava con noi, ed era per me inevitabile svegliarmi e non guardare il suo letto, la sua tazza, le sue ciabatte, il suo pigiama. E’ stato terribile, era estate, e non trovavo nessun motivo per essere felice.

Però se oggi ho un’idea diversa della vita, morte e soprattutto famiglia, è grazie a quell’anno.

Vita, perché adesso provo a non dare nulla per scontato, perché adesso lotto per i miei ideali, perché mi sento fortunata.

Morte, perché prima volevo diventare uno di quei nomi famosi e morire non prima dei novant’anni mentre ora, quando qualcuno mi dice che ha paura di morire magari prendendo un aereo, penso “cavolo, prima o poi morirai, potresti morire anche attraversando la strada”.

Semplicemente, non voglio vivere con l’angoscia di morire, di non buttarmi da uno scoglio perché potrei farmi male, di non salire su una montagna russa per la paura dell’altezza, perché quell’emozione, quel brivido, se non lo provi almeno una volta, è come non vivere. Sentirmi viva è meglio di essere viva, vivere venti anni di felicità è meglio di ottanta tristi.

Se mi dirai che hai paura della morte in sé, farò finta di assecondarti, se mi dirai che hai paura della morte perché non vedrai più le persone a te care, ti comprenderò.
Famiglia, perché adesso se penso ad una futura me che torna a casa dal lavoro, non vorrei trascorrere la serata da sola, con un bicchiere di vino ed un pasto pronto, ma con una famiglia che mi aspetta, che sia mia madre, mio padre, mio fratello, la mia migliore amica o il mio fidanzato.
Eppure è difficile riuscire a far sopravvivere tutte le famiglie, quelle tra gli amici sono le più particolari: o se ne vanno o rimangono, entrambe per sempre.

Tendiamo a dare per scontato anche la famiglia consanguinea, infatti i rapporti, se non sono coltivati, andranno persi, come la futura ricchezza di cui avresti potuto godere.
Quello che più amo di una famiglia è la complicità, che forse oggi è troppo sottovalutata.

La nostra famiglia è qualcuno che ha la chiave della nostra serratura, qualcuno con cui sentirci tanto sicuri da lasciarci aprire senza paura. La complicità si raggiunge con quelle persone che sono le nostre case, perché garantiscono la forza necessaria per affrontare la quotidianità e lo scorrere della vita.

Perché in famiglia ti prenderesti cura di tutti, ti lasceresti aiutare incondizionatamente condividendo il peso del dolore.

Quindi, forse per essere “in famiglia”, devi solo permettermi di aiutarti, e giurò che sarò la prima a farlo, non perché ti credo essere la mia famiglia, ma perché ti voglio così tanto bene da essere la mia famiglia.

 

Scritto da: Elena Borella