Un barbone si appostava ogni giorno vicino a un supermercato ed era una presenza molto discreta e pur

non chiedendo esplicitamente la carità riceveva qualche bene di prima necessità dai clienti che uscivano

con i carrelli pieni che impietositi offrivano qualcosa in cambio di un ritratto che disegnava veloce su un

piccolo foglio.

Non scambiava parola con nessuno tanto da farsi credere muto.

Un giorno una ragazza, dopo avergli offerto un panino farcito e  una bibita, tentò un approccio verbale con lui.

Fu grazie al suo carisma che riuscì a rompere il ghiaccio e farsi raccontare la sua vita.

Barbone lo era diventato dopo aver fallito  “ l’università della vita ” ( parole sue) avendo preso sottogamba, studio, lavoro e affetti per problemi di alcol e si sentiva insignificante e privo di valore.

Sara gli disse <<guarda che anche se  non possiedi nessun bene materiale, vali molto e mi piacerebbe essere la tua erede universale, perché hai un nome e una vita, ti faccio un esempio un po’ brutale, se attraversando malauguratamente le strisce pedonali e ti prendono sotto con esito fatale, l’assicurazione è obbligata a dare valore alla tua persona e verserebbe a me se fossi il tuo erede indennizzo, e mi saprei far valere ogni  centesimo della tua persona perché sono un avvocato.

Anche e soprattutto un artista quale tu sei vale oro e d’ora in poi ti consiglio caldamente di firmare i tuoi bei schizzi d’autore>>

Per il barbone fu una grande lezione quella appresa da Sara e da allora diede valore alla sua vita, tanto che incominciò a portare un gilet giallo per paura di infortuni e con questo nome firmava i suoi ritratti sempre più richiesti.

Io ne possiedo gelosamente uno.

Scritto da: Dino Delucchi