In un raptus da sindrome del viaggiatore, mi son letto nientedimeno che una biografia di Enrico VIII, un personaggio storico che mi ha sempre affascinato.

Ma perché è tanto famoso Enrico VIII?

Com’ è noto, ognuno ha le sue aberrazioni mentali.

Quella di Enrico VIII era veramente singolare: gli piaceva il matrimonio.

Lui adduceva ragioni dinastiche, ma ho sempre avuto il sospetto che avesse una rarissima perversione sessuale: una donna lo eccitava solo se era sua moglie.

Vabbè, de gustibus.

Fatto sta che si sposò ben sei volte, un record da far invidia perfino a liz taylor

Tanto da passare alla Storia come l’unico re che ebbe più mogli che amanti.

 

La prima e più duratura moglie di Enrico VIII fu Caterina D’ Aragona, vedova prematura del principe Arturo, fratello maggiore di Enrico e quindi erede al trono.

Vedova perché Arturo, di salute alquanto malferma, aveva avuto il buon gusto (dal punto di vista di Enrico) di morire giovanissimo, appena un po’ dopo aver sposato Caterina, facendo di fatto del secondogenito Enrico il futuro re d’ Inghilterra..

E sembra che avesse avuto altresì anche il buon gusto (sempre dal punto di vista di Enrico), di non aver consumato il matrimonio. Cosa alquanto verosimile, perché aveva solo 15 anni alla sua prima notte e probabilmente ancora convinto che quell’ attrezzino pendulo che aveva tra le gambe gli servisse solo ad evacuare la nobile vescichetta.

E la sposina? Ne aveva 16, ma non è che fosse messa molto meglio.

Al principe e alla principessa era stato insegnato di tutto, eccetto come si fanno i figli (oddio, dopo 5 secoli non è che le cose siano molto cambiate)

Questi matrimoni tra ragazzini, nelle famiglie reali, erano all’ epoca molto comuni.

Li si faceva sposare, li si metteva in una stanza da letto e ci si affidava all’ istinto naturale, o alla speranza che pastrocchiando pastrocchiando i due sposini imbroccassero la via giusta.

Questa dell’illibatezza di Caterina può sembrare questioncella da poco, ma non lo è.

Su di essa, anni dopo il matrimonio, si versarono fiumi d’ inchiostro, provocò qualche vittima illustre (tra cui la stessa Caterina) e fu perfino oggetto di un processo che oggi definiremmo mediatico, anche se all’epoca, per fortuna di chi ci visse, non esistevano né bruno vespa né vittorio feltri.

La questione, mai del tutto risolta, ebbe comunque delle conseguenze eclatanti: basti dire che se l’Inghilterra oggi non è cattolica, lo si deve a questo ( a dimostrazione di come la Storia spesso vien fatta nelle camere da letto)

Tutta la diatriba nacque dal solito classico triangolo.

Il prode Enrico, con la scusa che Caterina non riusciva a dargli un figlio maschio, ma in realtà perché la sposina – che non era stata esattamente Miss Universo nemmeno da ragazza e che aveva comunque quasi 10 anni più del consorte – era prematuramente avvizzita, si era attaccato alle svolazzanti gonne di una certa Anna Bolena, dama di corte, femmina alquanto charmant con dei trascorsi in terra di Francia.

Ma la signora in questione, che sembra elargisse le sue grazie con una certa nonchalance tutta francese, quando si trattò di concederle al re, mise sull’altro piatto della bilancia una richiesta clamorosa: diventare regina d’ Inghilterra!!

Il re sulle prime si schernì, adducendo il classico “tengo famiglia”.

Ma lei fu irremovibile.

Al povero re non restò altra scelta, se voleva intrufolarsi sotto le svolazzanti gonne di Anna, che elaborare un’ idea audace perfino per un re di allora: sbarazzarsi della prima moglie.

Idea audace in virtù di un piccolo particolare, una sciocchezzuola: non era stato ancora inventato il divorzio.

Oggi sarebbe bastato conoscere il cardinal Bertone, una congrua donazione e via col liscio.

Ma all’epoca la Chiesa su certe cose non transigeva.

Anche perché nel caso in questione si sarebbe inimicato il grande imperatore Carlo V, nipote di Caterina, quello sul cui impero “non tramontava mai il sole” ( e figuriamoci se la Chiesa voleva correre il rischio di farlo tramontare proprio a Roma!)

Insomma, nisba.

Nun se po’ ffà, avrebbero detto un po’ più a sud.

E allora come fare.

Ammazzarla?

Altri re passati e futuri, nella stessa situazione, non erano stati a pensarci su più di tanto. Un po’ di veleno e poi la recita del vedovello inconsolabile.

Ma si dà il caso che Caterina non fosse una qualunque, ma nientemeno che una reale di spagna, nazione potentissima, che all’ epoca era l’ America di oggigiorno, sempre in giro per il mondo ad “esportare la democrazia” e ad importare tutto ciò che si poteva arraffare.

A quel punto il re, consigliato da sconsigliabili consiglieri, tentò prima la furbata.

Dopo venti anni, una figlia, due parti prematuri e svariati aborti, gli venne improvvisamente il sospetto che Caterina avrebbe potuto anche non essere stata quella intonsa sposina che aveva sostenuto di essere all’atto del matrimonio, essendo stata già sposata col defunto fratello.

L’ idea non era male, perché all’epoca c’era una legge che vietava il matrimonio tra cognati.

Purtroppo aveva il difettuccio di essere completamente falsa e pretestuosa. Ma quando mai i re si son fatti impressionare da queste quisquilie?

Il matrimonio di Caterina D’ Aragona con il malaticcio Arturo era stato infatti annullato, in quanto non consumato.

Caterina ed Enrico, quindi, non erano mai diventati cognati juris facto.

Ma postulando il caso contrario – e cioè che il pur malaticcio Arturo, pastrocchiando pastrocchiando, avesse, prima di esalare l’ultimo respiro e forse proprio per questo, fatto il proprio dovere coniugale – la cosa assumeva un aspetto drammatico, perché faceva automaticamente decadere il successivo matrimonio tra Enrico e Caterina, in quanto cognati ( Lo so, sembra una puntata di Beautiful, ma le cose stavano cosi)

Insomma, da quell’atto, avvenuto o no, dipendevano i futuri destini dell’Inghilterra.

(Azzz…..e il povero Arturo che – ipotizzando che fosse successo davvero – pensava di essersi fatto solo una semplice avventura!! )

Ma la Chiesa non abboccò.

E men che mai abboccò Caterina la quale, sempre disponibile ai voleri del re in tutto e per tutto, su questo punto si dimostrò irremovibile.

Per tutto il resto della sua vita sfidò l’ ira del re, sostenendo caparbiamente di essere stata completamente “fanciulla” al momento del matrimonio (allora si diceva cosi, fanciulla), mettendosi in una situazione alquanto critica ( e negli anni a venire si constatò poi quanto fosse pericoloso mettersi contro Enrico VIII ).

I tentativi di ridurla a più miti consigli, e di assecondare il re, furono numerosi, autorevoli e accorati, ma non ci fu nulla da fare.

Caterina era un tipetto tosto e piena di dignità (non per niente degna figlia di Isabella di Castiglia, colei che aveva concesso le tre caravelle ad un certo Cristoforo Colombo …chiamalo poco!!)

E così a quel poveraccio di Enrico, sempre più attizzato dalle chimeriche grazie di Anna bolena e impedito a raggiungerle per l’esistenza di certe antipatiche regole, non restò che una scelta: cambiare le regole.

La Chiesa non vuole fare ciò che voglio io?

E io mi faccio la Chiesa su misura, e chi s’ è visto sé visto!!

E fu così che Enrico VIII –  proprio come si è visto fare a qualche personaggio dei  giorni lnonostrinostri – si inventò una religione ad personam.

Ma chi era davvero Anna bolena?

Mica facile rispondere.

Malgrado la  rilevanza storica del personaggio, inquadrarne storicamente la figura e darne un giudizio compiuto è ancora oggi, a distanza di 5 secoli, alquanto problematico.

Anna fu un personaggio tra i più controversi della storia inglese e umana, questo è certo.

Uno di quelle figure storiche la cui personalità e le cui vicende sono destinati a suscitare leggende e annose discussioni nelle quali gli stessi  storici fanno fatica a raccapezzarsi e a discernere tra invenzione e realtà, fino a trasformarsi in mito.

Intanto ne è incerto ancora oggi l’ esatto anno di nascita: 1501 o 1507?

Mai stabilito con certezza, nonostante le numerose ed autorevoli ricerche

C’è poi da dire paradossalmente, a dare credito a certe superstizioni, che non è nemmeno sicuro che sia morta.

Gli avvistamenti del suo fantasma, infatti, che siano avvenuti nella Torre di Londra o in altri austeri palazzi e castelli, sono talmente numerosi e  tanto frequentemente testimoniati da personaggi più o meno degni di fede, da costituire una vera e propria letteratura a sé stante, un classico della mitologia inglese.

C’è stato perfino chi giura di averci parlato.

Insomma ancora oggi, a distanza di cinquecento anni, anna bolena intriga e fa discutere.

Ebbe una personalità complessa e poliedrica, questo è certo, con dei tratti personali sorprendentemente attuali e perciò all’epoca abbastanza insoliti, con atteggiamenti molto stravaganti che, seppur all’inizio esercitarono un certo ascendente sulla corte inglese, alla lunga furono poi guardati con sospetto e malevolenza.

Un’indole indipendente e forte, una sorta di femminista ante litteram, la cui natura irrequieta e capricciosa non poteva non avere ripercussioni negative sul rapporto con Enrico, di carattere a sua volta autoritario e accentratore.

Intanto l’aspetto fisico, anch’esso abbastanza controverso.

Fu davvero quella grande bellezza come ci è stato tramandato con una certa enfasi dai contemporanei?

Alcuni affermano di si, altri testimoniano che non fosse niente di speciale.E non essendoci stati conservati ritratti originali dell’epoca, in seguito alla persecuzione della sua immagine pepetrata post- mortem per disposizione reale, non potremo mai saperlo con certezza.

Per esempio, aveva davvero 6 dita a una mano?

Sembra sia pura invenzione. In un’epoca come quella tale deformità non avrebbe mancato di ingenerare il sospetto di stregoneria, con le conseguenze del caso.

E inoltre una riesumazione dello scheletro, avvenuta nell’800, smentì definitivamente tale diceria. Questo testimonia, tuttavia,  quanto accanimento ci sia stato nella fantasia popolare per screditare anna bolena.

E’ sicuro invece che il suo aspetto fisico fosse quantomeno insolito e particolare: in un’epoca in cui i canoni  classici di bellezza femminile erano rappresentati da capelli biondi e dalla carnagione quanto più chiara possibile, lei era bruna, e di carnagione scura, quindi anche in questo più moderna delle sue contemporanee, visto l’attuale mito dell’abbronzatura.

Di certo era una donna di notevole fascino e intelligenza.

I molti anni trascorsi presso la corte reale in Francia, ne avevano fatto una donna colta e raffinata, amante dell’arte, del ballo e della musica ( sembra se la cavasse egregiamente anche nel canto).

Una personalità poliedrica e affascinante, dunque, ma anche alquanto frivola, capricciosa e un po’ vanesia. Una lady gagà dei giorni nostri, a voler un po’ estremizzare

Tratti caratteriali che se all’inizio avevano affascinato Enrico, mal si conciliarono alla lunga con l’indole del re. Se si aggiunge il fatto che ella considerava la sua lingua madre più il francese che l’inglese, ne vien fuori infatti quasi il ritratto di una nobildonna francese più che inglese, e si capisce anche perchè non riuscì mai a sfatare una certa ostilità popolare nei suoi riguardi.

Enrico VIII, ancor prima del verificarsi delle sue intricate vicende matrimoniali, era considerato allora una specie di orco, rozzo e arrogante, un despota assolutista ed autoritario e la vicenda del ripudio di Caterina, non fece che confermarne questa poco invidiabile fama. Ma va detto , ad onor del vero, che proprio il suo successivo comportamento con Caterina dimostrò invece che – anche se lo sarebbe pienamente diventato negli anni a venire – a quei tempi non lo era ancora del tutto. Almeno non verso Caterina d’ Aragona, moglie ormai ripudiata di fatto e messa da parte senza tanti scrupoli per sposare Anna Bolena. Verso di lei mostrò sempre una condotta moderata che, dato il tipo di uomo che era e soprattutto alla luce di come si comportò poi in futuro con le altre consorti (con due mogli decapitate) si potrebbe anche definire mite e benevola. In effetti Caterina venne sempre trattata coi riguardi che il suo rango meritava, ed Enrico, che aveva poggiato tutta la questione sulla verginità di Caterina all’atto delle nozze, su questo punto non osò mai smentirla pubblicamente quando la ormai ex regina dichiarava ostinatamente, nelle varie sedi, perfino in un solenne processo, che il matrimonio col precedente marito Arturo non era mai stato consumato, contraddicendo di fatto ciò che il re invece andava sostenendo ( cioè in pratica dandogli del bugiardo)

A un re di allora sarebbe bastato molto meno per sbarazzarsi definitivamente di una moglie ormai tanto scomoda, ma Enrico, un po’ per convenienza, un po’ per ragion di stato e forse – a me piace pensare – anche un po’ per affetto, seppe arrivare  ai suoi scopi per vie traverse, senza maltrattare eccessivamente Caterina, né tanto, meno assumere atteggiamenti drastici nei suoi riguardi..

Ella naturalmente fu allontanata dalla corte, ma provvista di tutti gli agi e i privilegi a cui era abituata e consoni al rango di ex regina d’Inghilterra. Tutto questo non per un eccesso di generosità, ma anche, o forse soprattutto, come già accennato, per calcolo politico, essendo Caterina molto amata dal popolo.

Cosa che non poteva dirsi di Anna, che non seppe, e forse neppure volle, mai conquistarsi la benevolenza dei sudditi.

Tuttavia la tragedia vera di Anna bolena fu il suo destino “biologico”, cioè la ventura di non aver potuto mettere al mondo un figlio maschio, che era , secondo alcuni, la vera ragione per cui il Re aveva ripudiato Caterina e sposato lei. Lei e il Re, che aveva già avuto una figlia femmina da Caterina, ebbero un’altra figlia ( la futura grande Elisabetta I), ma nonostante altri due parti  e un aborto, non ebbero il tanto desiderato figlio maschio. Questo decretò il destino di Anna bolena in modo tragico, come si vedrà..

Sta di fatto, comunque, che ben presto Enrico si stufò del carattere di Anna,  anche sobillato dai tanti nemici che la poverina aveva a corte, i quali, pur di inimicarle il re, si inventarono di tutto, fino a far aprire contro di lei un vero e proprio procedimento giudiziario.

Alle luce delle attuali conoscenze, oggi sappiamo che quello contro Anna Bolena fu uno dei processi più ingiusti, pretestuosi e falsi della Storia, e non solo di quella inglese. Fu anzi, a dirla tutta, una vera e propria ignominia, una delle macchie maggiori sulla condotta del barbablù inglese, con la corresponsabilità anche del clero, che anche allora aveva la sua nefasta influenza sui destini delle nazioni.

Fatto sta che la povera anna fu accusata un po’ di tutto, perfino di incesto col fratello, e altre imputazioni altrettanto infamanti. nonché false e completamente infondate. Incredibile a dirsi, vennero messi sotto accusa e processati non solo i presunti amanti, ma addirittura quei poveracci sospettati di avere avuto qualche piccolo flirt con lei anteriore alla sua conoscenza col re, quando la poverina non aveva obblighi di fedeltà verso chicchessia, men che mai verso il re.

E’ quasi del tutto certo che nemmeno sul principale capo d’accusa, l’adulterio, ci fossero delle prove degne di fede. Anna era una donna a cui piaceva essere al centro dell’attenzione, è vero,  ed ebbe molti corteggiatori, ma da qui ad affermare che avesse una vera e propria relazione con qualcuno, ce ne passa. Tradire il re, e un re come enrico VIII poi, significava morte certa, non va dimenticato.

Ma tant’è, anna ormai era tanto invisa a corte e allo stesso re, che si perpetrarono nei suoi confronti le peggiori nequizie, non ultima quella di non riservarle una difesa adeguata ed autorevole, come spetterebbe ad ogni essere umano e tanto più a una regina.

Tutto questo naturalmente non poteva che avere una sola conclusione: la condanna a morte, per alto tradimento verso la figura del re.

E fu così che di lì a pochi giorni Anna bolena si trovò rinchiusa nella famigerata torre di Londra, in attesa di esecuzione.

L’unico atto di clemenza che le fu riservato fu quello che, anziché essere decapitata con la scure, fu decapitata con la spada, trattamento “ di riguardo” riservato solo ai nobili, su concessione del re.

Ma seppe morire con dignità come, tutto sommato, con dignità era vissuta.

Qui mi concedo una piccola parentesi

Mi son spesso chiesto quale corso avrebbero preso le vicende di Enrico VIII se avesse ipoteticamente potuto sapere che quell’erede maschio che egli cercava con tanto accanimento, destinato nei suoi progetti a rendere grande e gloriosa l’Inghilterra, ce lo aveva già in casa, nella persona della piccola Elisabetta, che diventerà di lì a pochi anni una delle regine più illustri delle storia inglese.

Probabilmente non sarebbe cambiato nulla: per la mentalità dell’epoca un grande sovrano non poteva che essere di sesso maschile.

D’altronde quella di Elisabetta è stata anche la vicenda di una predestinazione singolare e straordinaria, uno di quei casi storici anche un po’ beffardi, in quanto nulla poteva far presagire che proprio la figlia di anna bolena, terza per linea di successione al trono, disprezzata un po’ da tutti in quanto figlia di una regina talmente in disgrazia da essere stata decapitata, potesse un giorno assurgere a un destino tanto glorioso. Nessun inglese, benché popolo notoriamente avvezzo all’ azzardo, ci avrebbe scommesso un penny, c’è da giurarci.

Eppure successe.

Ma torniamo alla vita del barbablù inglese.

Anna bolena fu giustiziata dunque la mattina del 19 maggio 1536.

Come se la passava nel frattempo il “povero” vedovello mentre si susseguivano tali tragici accadimenti?

Intanto pare fosse tutt’altro che inconsolabile. Il giorno dopo l’esecuzione di anna, infatti, convolò già a nozze, per la terza volta, con un’altra dama di corte, tale Jane Seymour, con la quale già da tempo aveva una relazione.

Un adulterio, dunque…….però ad essere stata decapitata per adulterio era stata Anna bolena!

Quando si dice essere nati re…..

Certo avrebbe potuto aspettare un po’, se non altro per buon gusto. Ma di Enrico si può dire tutto, eccetto che fosse un ipocrita. In fin dei conti le precedenti mogli le aveva fatte eliminare lui, dunque che senso avrebbe avuto fingersi addolorato o in lutto?

Di jane seymour c’è da dire alquanto poco. Personaggio un po’ scialbo, per  certi versi era l’esatta antitesi di Anna bolena: tanto semplice e tranquilla questa quanto l’altra fu complessa e turbolenta. Oggi si direbbe “senza grilli per la testa”. Non sappiamo quanto questa tranquillità esteriore corrispondesse a quella interiore, visti i recenti e inquietanti trascorsi coniugali del consorte.

Si può tuttavia presumere che nel momento in cui si scoprì in attesa di erede, non dovette dormire poi sonni cosi tranquilli per i restanti nove mesi, in un’epoca in cui non esistevano ecografie per stabilire a priori il sesso del nascituro.

E invece, ciò che non era riuscito alle due precedenti regine, riuscì alla terza, pagandolo però un prezzo altissimo, il più alto possibile.

Mise infatti al mondo il tanto agognato figlio maschio, ma si ammalò di febbre puerperale, un’infezione molto comune tra le gestanti dell’epoca, e che la portò ben presto alla tomba.

Molte testimonianze dell’epoca raccontano che il re ne fosse sinceramente addolorato, e forse c’è da crederci: jane era una donna tranquilla che non gli procurava alcun tipo di problema, e inoltre gli aveva dato il tanto desiderato figlio maschio. Cosa avrebbe potuto desiderare di più?

A questo punto avrebbe potuto ritenersi appagato e tirare i remi in barca, come si suol dire, ma enrico – nonostante l’incipiente declino fisico e un processo di ingrossamento che lo porterà in pochi anni a diventare una specie di gigantesco energumeno goffo e sofferente – era pur sempre ancora un uomo valente ed energico, e quindi tutt’altro che precocemente insensibile al fascino femminile. Inoltre, quantunque monarca assoluto ed autoritario, era pur sempre alquanto soggetto alle opinioni e ai pareri dei vari cortigiani, uomini di stato e consiglieri che lo circondavano, i quali cominciarono ad esercitare delle pressioni perché si risposasse ancora, apparendo alquanto disdicevole, all’epoca, che un re non avesse al suo fianco una regina.

Tali atteggiamenti amorevoli verso il re non erano ovviamente del tutto disinteressati. Ogni “clan” a corte aveva la sua candidata all’importante titolo di regina, ma il re stavolta, anche per effetto della triste fama che ormai s’era procurata (due mogli morte e una ripudiata) volle rivolgersi fuori dal patrio suolo, e cominciarono delle indagini tra tutte le nobildonne d’Europa per trovare la poverina disposta a un destino quantomeno inquietante.

Poiché un re di allora non poteva certo viaggiare per andarsi a cercare la fidanzata, furono mandati vari emissari un po’ dappertutto, ufficialmente in veste di diplomatici, ma in realtà per fare da ruffiani al re. Tra questi addirittura un valente pittore, con il compito di eseguire, in un’epoca in cui non era stata ancora inventata la  fotografia,  dei ritratti delle gentili donzelle “papabili”. E qui cominciarono i guai di questo poverino il quale, per fare cosa gradita al re, pare si sia mostrato abbastanza incline a ritrarre le grazie delle aspiranti al trono inglese con una certa qual generosità.

Facilmente immaginabile come in queste condizioni fosse facile cadere nell’equivoco e nell’errore, visto che Enrico era uno di quegli uomini che giudicava una donna soprattutto in base all’aspetto fisico.

Tra i ritratti sottoposti al giudizio del re ce ne furono un paio che attirarono la sua cupidigia, ma per varie ragioni politiche le candidate furono scartate.

E cosi si arrivò a una certa Anna di Cleves, una nobile ragazzotta del reame di Sassonia, che non era esattamente Miss Universo, ma che comunque, complice una certa opera di abbellimento del pittore, (evidentemente seguace della filosofia del “basta che respirino”), risultò abbastanza piacente e accettabile agli occhi del re.

A quei tempi e tra soggetti così nobili, non si usava frequentarsi da fidanzati: si passava direttamente al matrimonio, a volte perfino, come in questo caso, non essendosi mai visti di persona. Il monarca faceva la sua formale richiesta di matrimonio, ci si accordava sulle modalità (soprattutto la dote) e la sposa,  consenziente o no che fosse, partiva direttamente per la cerimonia, piena di belle speranze.

E fu cosi che Enrico VIII prese il classico “bidone”, come si suol dire un po’ più a sud dell’Inghilterra.

( segue)

 

Questo quarto matrimonio di enrico VIII°, quello con Anna di Cleves fu, per certi versi, il più curioso dei sei: si potrebbe definirlo una vera e propria farsa, non priva di risvolti anche un po’ comici.

Intanto fu quello che durò meno (circa sei mesi) e sotto un certo aspetto è come se non fosse mai avvenuto, in quanto, a detta del re, mai consumato.

Diciamo che Enrico, come avviene quasi sempre  per i bidoni, se l’era anche un po’ cercata: difficile infatti pensare che un matrimonio nato sulla base di un’ immagine vista solo su un ritratto possa riuscire bene..

Quando Anna approdò alle coste inglesi, Enrico, non si sa se spinto dall’impazienza di vedere la futura sposa o se per una sorta di cattivo presentimento, fu assalito da una fretta incontenibile di vedere la futura sposa.

E cosi non aspettò che gliela portassero a corte, ma le andò incontro egli stesso, con alcuni cortigiani

Sembra che l’incontro sia stato tutt’altro che felice e romantico.

Anna , poverina, non aveva niente che potesse piacere al re: era bruttina, leggermente goffa, completamente priva di un’educazione degna di una futura regina, e oltretutto molto ignorante: non solo non conosceva una sola parola d’inglese, ma non parlava neppure un corretto tedesco, se non  una specie di dialetto sassone, che nessuno era in grado di comprendere, se non a gesti.

Non c’è da stupirsi quindi che il suo primo incontro col re, in una sorta di locanda, sia stato un vero e proprio disastro.  Anna sulle prime, non capì nemmeno con chi aveva a che fare, e lo trattò alquanto bruscamente, non avendo capito che si trattava del re,

Il re, che si aspettava una fanciulla piacente e affascinante, ne fu talmente deluso che minacciò di giustiziare il povero pittore che aveva eseguito il fatale ritratto, per aver ingannato il re.

Quando poi scoprì che la teutonica bruttezza della futura consorte era oltretutto aggravata da una completa ignoranza e disinteresse per la musica, che lui tanto amava, la sua ira giunse al colmo e solo un miracolo salvò la vita del povero pittore ( enrico in fondo non era un sanguinario)

Insomma, come s’è detto,  le premesse per un bidone c’erano tutte.

E bidone fu.

E cosi si determinarono quei risvolti comici  a cui accennavo all’inizio. Immaginiamoci questo re, abituato alla raffinatezza e all’avvenenza di Anna bolena e delle dame di corte inglesi, nel trovarsi di fronte questa ragazzotta tedesca bruttina e gesticolante che cercava disperatamente, con suoni sgraziati, incomprensibili e gutturali, di imbastire almeno una presentazione decente, una volta che si riuscì a farle capire che quell’energumeno che aveva davanti era il re d’ Inghilterra e suo futuro sposo.

Enrico, per giunta, date le circostanze, dovette fare buon viso a cattivo gioco. Non era certo un idiota, e si rese conto che, respingendo Anna, si sarebbe reso ridicolo agli occhi di tutta l’ Europa, nella quale già non godeva di una buona fama.

Ormai la frittata era fatta, e cosi, anche per evitare conseguenze sul piano politico con il ducato di Sassonia,  dovette sposarsela lo stesso. Non si sa chi tra i due fosse più da compiangere.

Se il povero Enrico aveva sperato che magari la prima notte il suo giudizio su Anna avrebbe potuto essere controbilanciato dalla scoperta a sorpresa di qualche “risorsa nascosta”, magari un bel corpicino fresco e attraente ( in fin dei conti la ragazza aveva solo 20 anni) che avesse potuto un po’  mitigare  la sua avversione, anche qui dovette rimanere molto deluso.

La natura purtroppo non era stata prodiga di doni con questa poveraccia, e sembra che le sue “grazie” non abbiano avuto alcun effetto sul re, tant’è che, come già accennato, il matrimonio non fu consumato, e il divorzio, di lì a pochi mesi, non si fece attendere, com’era ampiamente prevedibile.

L’ antico vizietto di frequentare un po’ troppo, tuttavia, le dame di compagnia della regina, non era del tutto svanito da parte di Enrico.

Anna, prima di divorziare, gli procurò, involontariamente ovvio, la sua sostituta, nella persona di una certa Catherine Howard, una donnina graziosa e abbastanza disponibile, sia col re che purtroppo anche con qualcun altro.

 

(segue)

 

All’inizio di questo trattatello su Enrico VIII ho scritto che forse questo monarca era affetto da una strana perversione sessuale: una donna lo eccitava solo se era sua moglie, contrariamente alla consolidata e ricercata pratica dell’evasione extraconiugale, molto in voga tra i maschietti anche allora.

Era chiaramente una battutina scherzosa ma, a ben pensarci, ispirata proprio da questo quinto matrimonio con Caterina howard. Ancora oggi appaiono infatti alquanto nebulosi e oscuri i motivi per cui il Re volle sposarsela.

Si dice fosse una ragazza procace e molto attraente, ma appare comunque alquanto inspiegabile  l’opportunità del matrimonio, perché Caterina non era di certo il tipo di donna che bisognasse sposare per goderne le grazie, specie per un re.

Ognuno nasce coi suoi talenti e le sue inclinazioni, diciamo che Caterina era nata più con quelle di amante che quelle di moglie, con gli annessi obblighi di fedeltà e moralità di comportamento.

Caterina tuttavia non era una donna lasciva o immorale ma solo poco accorta e alquanto ingenua. In fondo era giovanissima, solo 19 anni, e alquanto lontana da quella ambizione furba e maliziosa delle cortigiane.

Di famiglia molto nobile, aveva però avuta un’infanzia assai povera a causa dei rovesci di fortuna di un padre poco avveduto nell’amministrazione del proprio patrimonio. Tant’è che non aveva nemmeno potuto provvedere per la figlia a un’istruzione consona al suo rango.

Questa sua indole disinvolta e alquanto irriflessiva non tardò a farla trovare ben presto nei guai.

Accettò di buon grado di sposare il re ( e chi non lo avrebbe fatto?), senza però mai immedesimarsi davvero nel ruolo di regina, cioè nel capire completamente – insieme ai privilegi – quali obblighi e costrizioni tale ruolo avrebbe comportato. Era, e restò fino alla fine, una ragazza disinvolta e spensierata, molto incline agli svaghi e ai divertimenti di corte, una natura, tutto sommato, consona alla sua età e alla sua indole.

Non riuscì nemmeno a capire che, in quanto regina, non era più una comune mortale, a cui erano concesse le comuni passioni di un cuore giovane e romantico. A una regina, infatti, non era concesso di innamorarsi di nessuno, perché i destini di un popolo e di una nazione non potevano essere in balia di un romantico cuore femminile.

E infatti si innamorò, di un certo Culpepper, un gentiluomo di corte ricco e affascinante, il tipico belloccio sciupafemmine frivolo e vanesio, un tipo d’uomo per cui le donne son sempre andate matte.

Tale passione le fu fatale, perché divenne – sempre grazie alla scarsa prudenza di Caterina – di dominio pubblico e non poteva restare senza conseguenze.

Fu condannata al patibolo, una condanna che oggi appare drastica ed eccessiva, ma non bisogna dimenticare che era pur sempre una regina e  – in quanto tale – soggetta ad una scala di valori diversa rispetto alle comuni mortali. ( se si dovesse punire sempre con la decapitazione l’adulterio, della popolazione mondiale, sia maschile che femminile, resterebbe una ben scarsa rappresentanza)

Intanto il re, mentre Caterina andava incontro al suo triste destino si era, come sempre, già invaghito di un’altra donna – tale Caterina Parr – la quale – una volta tanto impersonava un tipo femminile molto adatto  a lui, intelligente, colta, raffinata e…. soprattutto fedele. Il problema vero non era più la regina, ma il re, che – ormai vecchio e completamente in sfacelo fisico – non poteva nemmeno più assolvere decentemente ai suoi obblighi coniugali.

E infatti di lì a poco defunse, facendo di Caterina Parr  l’unica delle sue mogli a potersi fregiare di una non ricercata vedovanza .

Alla fine dell’intricata storia, cosa dire di Enrico VIII° e delle sue tribolate vicende matrimoniali?

Come re non fu un granché, e l’unico motivo per cui è passato alla storia risiede proprio in questa sua spiccata attitudine al matrimonio: c’è da dire però, ad onor del vero, che non fu nemmeno quel despota crudele e sanguinario come alcuni storici vanno sostenendo.

Diciamo che fu più che altro vittima della sua fissazione verso un erede maschio, e dei suoi sogni di gloria. L’erede maschio fu talmente un’idea fissa che anche quando l’ebbe avuto, brigò e si risposò altre tre volte per averne un altro.

Cosa che ebbe come unico effetto di esporlo ulteriormente al dileggio della pubblica opinione,  creandogli una fama di orco che forse non meritava del tutto.

Ma tant’ è, ognuno, come si è detto, è schiavo delle proprie vocazioni naturali: c’è chi sogna e ambisce a restare scapolo tutta la vita.

Enrico invece incarnò la figura del marito.

De gustibus.

 

 Scritto da: Renato Sadurny