V’era ancora quel tizio. Non mollava mai il suo ghigno. Chissà cosa pensava. Notavamo che la sera, costui avesse un’abitudine: volgere lo sguardo al cielo e osservare la luna. La guardava e la scrutava  attentamente e dopo una decina di minuti, faceva ritorno a casa. Non mollava mail suo ghigno. Chissà cosa pensava. Credevamo che in quello strano tizio, potesse esserci un barlume di normalità. Perchè ciò ? Da anni sulla luna, vivevano delle persone che lavoravano e avevano una famiglia; può darsi che lo strano tizio avesse in testa di trasferirsi lì un giorno, per poter cambiare vita, nulla di male. Ma la speranza di una presunta normalità svanì quando arrivò la luna piena: quella notte il tizio strano osservava la luna come sempre, però oltre a guardare, si metteva anche a salutare in direzione di essa. Nonostante ciò, non mollava mai il suo ghigno. Chissà cosa pensava.

Increduli noi, non capivamo perchè facesse in quel modo, c’è da dire però che il gesto fosse pacato e non vistoso, quasi accennato. Alla luna piena successiva, cercammo di capire cosa gli provocasse quel comportamento. Aguzzando bene la vista, si notava che durante la luna piena, sulla superficie lunare, si vedeva una giovane fanciulla che si occupava di giardinaggio, prendendosi cura di alcuni fiori lunari, i quali ad ogni plenilunio vanno potati e sistemati: sono fiori di dimensioni piuttosto grandi e molto delicati, ma con le giuste cure possono essere uno spettacolo. A quanto pare il tizio strano (che non toglieva il ghigno, neanche in presenza di quella fanciulla)  si apprestava a salutarla quando la vedeva. E lei ricambiava amichevolmente. Adesso, ognuno è bello a modo proprio, con tutte le sue imperfezioni e difetti, ma come puoi ricambiare il saluto, sorridendo per di più, a quello strano tizio ! CHE NON MOLLAVA MAI IL SUO GHIGNO !!!

Quella sera, dopo il saluto, il tizio non se ne andò subito, ma restò lì fermo a pensare, col ghigno in faccia e la testa chinata in avanti. Portò una mano al mento  e cominciò a camminare avanti e indietro, come quando qualcuno vuole pensare. Improvvisamente si fermò e si diresse a casa sua di passo spedito. Chissà cosa pensava.

Il giorno dopo, quel tizio strano, andò in un negozio e acquistò una lampadina. Da notare era la cautela e la delicatezza con cui trasportava il piccolo bulbo, come un piccolo tesoro. Nulla di male. Le lampadine si fulminano e vanno cambiate. Forse forse il tizio ha qualche piccola possibilità di essere considerato normale. Ma la nostra speme di questa presunta normalità dello strano tizio (quella che perdesse quel maledetto ghigno, ormai era stata abbandonata da tempo) cominciò a diventare labile, poichè il giorno seguente, il tizio stranò acquistò 2 lampadine. La cosa strana è che tenne a precisare l’importanza che le lampadine fossere 2. Ma poi pensandoci bene, forse non c’era nulla di anormale: può darsi che si siano rotte più lampadine in casa sua e ne avesse bisogno di più.

Come il giorno precedente, il tizio trasportava con delicatezza e molta apprensività le due lampadine,come la mamma chioccia che tiene al sicuro i suoi pulcini, sotto le sue ali. Il trasporto attento e delicato era accompagnato da quel ghigno. Chissà cosa pensava. Il giorno dopo però, perdemmo completamente la fiducia nella potenziale normalità del tizio.

Arrivò a chiedere 30 lampadine ! Il negoziante però gliele diede senza problemi, poichè, ghigno a parte, lo strano tizio si era mostrato pacato ed educato. Nonostante la mole, il tizio strano riusciì a trasportare tutte le lampadine con la delicatezza e la calma che aveva dimostrato nei giorni precedenti. Durante il trasporto non mollava mai il suo ghigno. Chissà cosa pensava.

Credevamo che tutte quelle lampadine gli bastassero. Il giorno dopo ritornò a comprarne delle altre. Si recò dal negoziante, con un grosso scatolone bene imbottito all’interno, chiedendo la bellezza di 384 lampadine ! Gli sono partite tutte le rotelle. Il negoziante, malgrado la cifra gigantesca, riuscì a soddisfare la sua richiesta, poichè quel giorno era giunto il camion del fornitore, che rimpinguò di lampadine il negozio, fino al soffitto. Una volta riempito quello scatolone imbottito, il tizio strano, sempre con quel suo solito ghigno, andò a casa con quello scatolone pieno di bulbi sferici.

Nei giorni successivi, lo strano tizio non si vide più nè per andare a comprare altre lampadine (era ora!) nè si vide più la sera nell’atto di osservare la luna. Sparì lui e il suo ghigno. Chi pensava gli fosse successo qualcosa, chi invece che stesse architettando qualcosa con quell’esercito di lampadine che si ritrovava. Chissà cosa pensava.

Improvvisamente, un giorno, non un giorno qualunque ma quello del pleniluinio (c’era da aspettarselo), sul far del tramonto rispuntò lo strano tizio: si trovava nel luogo in cui era solito osserevare la luna, recando con sè tutte le lampadine comprate, dei supporti per lampadine, dove una volta avvitate, si sarebbero accese: da notare era che i supporti erano disposti su di una grande struttura in ferro, sagomato in una forma molto strana. Non si capiva che forma avesse creato lo strano tizio, nè soprattutto cosa egli pensava. Trafficò per buona parte della serata, fino a quando non si fece notte. Com’era di consueto, mentre guardava in direzione della luna, alzò la mano e si mise a salutare la lontana fanciulla, che con le sue mani rendeva capolavori i fiori lunari.

Di solito lo strano tizio, quando salutava in direzione della luna, lo faceva in modo intenso e accurato (anche se non mollava mai il suo ghigno, chissà cosa pensava), stavolta invece lo fece un pò frettolosamente; terminata l’operazone,lo strano tizio si avvicinò alla strana struttura, quel minestrone di ferro e lampadine, premette l’interruttore e tutti quei bulbi sferici si illuminarono all’istante.

Subito dopo l’accensione, lo strano tizio riprese a salutare in direzione della luna, affiancato da quella moltitudine immensa di luci. Non si capeva nè cosa stesse facendo nè cosa stesse pensando. Anche questa volta il saluto fu rapido e dopo, lo strano tizio (con ghigno incluso), si apprestò a inserire una lettera in un razzo di missiva (i razzi di missiva erano dei razzetti utilizzati per inviare messaggi cartacei  sulla luna, in maniera pressochè istantanea, data la loro velocità esagerata.

Questi venivano utilizzati, poichè i mezzi telematici sulla luna non si erano ancora sviluppati a dovere e per comunicare si usavano questi. Ad ogni razzo c’era attaccata una piccola scatolina metallica, dove inserire i messaggi e le lettere.), che sicuramente voleva inviare alla fanciulla dei fiori lunari. Cioè, non solo la importunava salutandola dalla terra, con quel ghigno e quel fare bizzarro, ma si permette anche di mandarle una lettera ! L’unica lettera che può essere ben accetta è quella di scuse, in seguito ai continui e assidui saluti propinati ad ogni plenilunio. Questo era l’unico tipo di lettera che andrebbe inviato. Lettere d’altro tipo sarebbero state giudicamente assolutamente fuori luogo. Lo strano tizio preparò a dovere il razzo di missiva, puntandolo in direzione del luogo dove si trovava la fanciulla dei fiori. Con le intenzione che la lettera arrivasse a lei il prima possibile, lo strano tizio si mise a correre verso una zona di terreno libera, in modo da far partire il razzo senza deturpare animali, cose e persone (sarà strano, non mollerà mai il suo ghigno, ma almeno è previdente). Accese il razzo e i allontanò, attendendo con trepidazione che la miccetta del razzo si

consumasse del tutto, per poi partire e recapitare il messaggio alla fanciulla.

Ma improssivamente si levò il vento (in effetti v’era un leggero vento all’inizio della serata) che ribaltò il razzo poco prima del lancio e lo orientò in direzione dell’impalcatura di ferro luminosa.

Lo strano tizio non ebbe il tempo di trovare rimedio al danno; il razzo partì a tutta birra verso le lampadine e non appena le urtò, tutte quante si ruppero in un tremendo scoppio, che produsse un fracasso tremendo e una bufera di vetro, che fortunatamente non prese nessuno. Neanche lo strano tizio (chissà se si fosse tagliato col vetro, forse avrebbe perso  il suo odioso ghigno).

Il tizio strano brontolò qualcosa, probabilmente imprecò, dopo di che portò la testa in avanti e ne andò con passo lento e ciondolante. Non mollava mai il suo ghigno. Chissà cosa pensava.

Il suo stato emotivo era deducibile: era andato in fumo il suo progetto (che ancora non si è capito di cosa si trattasse, tranne che interessasse la fanciulla dai fiori lunari), ma cosa pensava è ancora un mistero. Ci avvicinammo al luogo del misfatto, dove trovammo una spoglia struttura di ferro, contornata da un’infinità di brandelli di vetro. Notammo però una cosa: la scatoletta che conteneva la lettera era rimasta integra. Presi dalla curiosità la aprimmo, per vedere quale sconclusionata lettera abbia scritto. C’era da aspettarselo, non era un biglietto di scuse. Il contenuto del messaggio non aveva senso e descriveva quello che aveva fatto in quella settimana: in definitiva era talmente folle il contenuto di questa lettera che non ci faceva neanche ridere.

Il contenuto della lettere è il seguente:

Come puoi ben vedere, ho comprato tante lampadine, tutte uguali, tutte belle luminose, non saranno belle come i tuoi fiori e non illumineranno le mie giornate come il pensiero e il ricordo del tuo viso. Queste lampadine sono tante, ma non in numero casuale: sì mi sono premurato di contarle, sono 417, ma non le ho contate una ad una, ma in un modo un pò particolare.

Ne ho comprate 384, quanti i kilometri che vi sono tra la terra e la luna, ma oltre a essere una lunghezza di grande valore scientifico, è la distanza che vorrei percorrere un giorno, per poter incontrare quella persona meravigliosa che soltanto sorridendomi e salutandomi, mi rendeva felice e non più triste e cupo.

Ne comprai 30, quanti i giorni che intercorrono tra una luna piena e un’altra e ogni 30 giorni vedevo una bellissima fanciulla, prendersi cura dei fiori lunari, che li rendeva dei capolavori, ma nonostante ciò, venivano oscurato da un fiore ancor più bello: la persona a cui è destinata questa lettera. Ne comprai 2, come i tuoi occhi, che sono tra le meraviglie più belle che ci regala il plenilunio e anche tra le immagini più belle che mi offrono i sogni.

Ne comprai 1. Come la persona speciale e magnifica  che dista 384 kilometri da me, che ho la fortuna di vedere e salutare ogni 30 giorni e se riuscirò a salire sulla luna, potrò vedere tutti i giorni quei 2 fantastici occhi, che mi sorridono sempre e mi danno tanto serenità.

Come ho detto prima, con le tue mani prendi i fiori lunari e ne fai dei grandi capolavori, che possiamo ammirare tutti. Adesso io provo a prendere le mie lampadine e a farne un piccolo capolavoro per te, solo per te e nessun altro. Spero tanto che ti piaccia il mio fiore. Lo so non sarà bello come lo sono i tuoi, ma ce l’ho messa tutta. Grazie mille per tutti i pleniluni fantastici che mi fai vivere. Un saluto.

     Il tizio della terra che ti saluta ogni 30 giorni. “

 

Ora ci sono da puntualizzare due cose, una l’abbiamo citata, ma rimarchiamola:

  • Come ti permetti con quel ghigno che ti ritrovi, di mandare una lettera simile a quella bellissima fanciulla ? Neanche una riga di scuse per il disturbo. Ma dove pensi di vivere ?!?!?
  • La seconda è: Dove cavolo è questo fiore per lei ? Dove l’hai messo ? Cioè non solo dai fastidio alla gente, ma in più dici pure fesserie !

 

Fattelo dire sei proprio strano…menomale che questa lettera non è stata recapitata alla fanciulla, chissà che choc poverina !

Il giorno dopo l’accaduto, nè lo strano tizio, nè il suo odioso ghigno si videre in giro, ma su tutti i giornali si vide una notizia molto bizzarra: “Ieri sera, gli abitanto della Luna hanno notato tanti pallini luminosi sulla faccia della terra e che tali fossero disposti in una forma molto particolare. L’autore di tale creazione è ignoto e si sta cercando di capire di chi si tratta.

Lo strano tizio era impropriamente finito sul giornale, per la sua bravata di ieri sera.

Non solo ha combinato quel gran putiferio, ma è riuscito anche a farci passare dal popolo della luna come degli svitati senza cervello, che si mettono a proiettare pallini luminosi verso la luna. In allegato all’articolo abbiamo visto una foto dell’indecoroso capolavoro dello strano tizio. Ha combinato un autentico disastro, sempre col suo ghigno in faccia, chissà cosa pensava…Spero tanto pensasse di farsi vedere da un bravo psichiatra !